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Emergenza accettazione ospedale Nocera Inferiore, la Cgil: “Siamo al punto di non ritorno” Provincia Provincia e Regione 

Emergenza accettazione ospedale Nocera Inferiore, la Cgil: “Siamo al punto di non ritorno”

“Dopo le festività natalizie, un vero e proprio acceleratore delle infezioni respiratorie stagionali e della recrudescenza del Covid, i Pronto Soccorso sono presi d’assalto, mandando in tilt gli ospedali che sono già alle prese con una drammatica carenza di personale e posti letto, che a sua volta determina un imbuto in pronto soccorso. É appunto il caso del DEA di Nocera Inferiore. Del resto, la carenza di personale e posti letto che, come FP CGIL Salerno, denunciamo in provincia di Salerno, è certificata dalla stessa Regione che ha sancito in un recente accordo di programma che vi è un deficit di 344 posti letto rispetto allo standard ottimale previsto per la provincia di Salerno. Come se mancasse all’appello in provincia un intero ospedale grande come quello Nocera, rendendo particolarmente grave il problema in un contesto a così alta densità abitativa e complessità sociale, come quello dell’Agro nocerino sarnese.

Pertanto, facendo seguito alle nostre precedenti segnalazioni, ci vediamo costretti a ritornare sulle ormai ataviche criticità persistenti nello stabilimento di Nocera.

Nello specifico, non è solo l’U.O.C. Medicina d’Urgenza e Accettazione a non resistere più all’enorme carico di lavoro dovuto a una mole esorbitante di accessi che sono arrivati a 57mila nel 2023, registrando cuna media di 158 prestazioni al giorno, in dipendenza di un bacino di utenza ben superiore a quello previsto da un DEA di I livello, atteso che il bacino effettivo di afferenza comprende non solo i comuni dell’Agro ma anche i comuni limitrofi della provincia napoletana.

Ma anche le varie UU.OO. soffrono il carico di lavoro importante, che passa anche per ricoveri in soprannumero e in barella, minando non solo la qualità dell’assistenza, ma anche la dignità e la privacy dei cittadini, se non anche la sicurezza stessa dei pazienti per il rischio di aumento di errori da parte di tutti gli operatori con potenziali conseguenze a proprio carico di tipo medico-legale.

Del resto, la situazione è assai preoccupante anche nella U.O.C. di Medicina Interna che si trova a far fronte routinariamente a un numero sproporzionato di degenti “appoggiati” in altre UU.OO.
Insomma, un vero collasso di tutta la filiera dell’assistenza ospedaliera dall’accesso in Pronto Soccorso fino alla degenza, nonostante lo sforzo eroico del personale, sia del comparto sia medico di tutto lo stabilimento, che è già sottoposto a turni massacranti per garantire non solo la continuità assistenziale, ma pure le richieste di consulenza in altre UU.OO., le guardie interdivisionali o i turni in Pronto Soccorso, come accade soprattutto ai medici della UOC di Medicina Interna e di Cardiologia.

Una situazione drammatica che merita una soluzione urgente, da una parte con un incremento dei posti letto, per dare dignità ai pazienti e migliore la riposta alla domanda di assistenza ospedaliera pubblica, onde evitare anche che il deficit di posti letti accertato alimenti gli appetiti privati, ma dall’altra parta con un reclutamento di personale speciale nella filiera dell’emergenza, che non si può basare solo sul coinvolgimento di medici specializzandi o con contratti da continuità assistenziale.

Ovviamente, nell’immediato non è più rimandabile sia il tema della maggiore tutela della sicurezza degli operatori sempre più vittime di violenze, specie nel P.S., che il tema dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali, la cui carenza (si pensi all’assenza in tutta l’ASL di un Protocollo di Gestione del Dolore Toracico che rappresenta circa la metà degli accessi in Pronto Soccorso, o la standardizzazione della gestione delle Emorragie Digestive) certamente non facilita né il reclutamento ex novo, né le prestazioni aggiuntive dei medici afferenti a tutto il DEA a favore del Pronto Soccorso, ma anzi, queste carenze organizzative, possono accelerare, stante la pressione sulla filiera, un’emorragia di personale sanitario che, ormai allo stremo delle forze, potrebbe essere allettato da migliori offerenti soprattutto della sanità privata, come testimoniano già alcune dimissioni.

Insomma, anche nella zona nord di Salerno, il grande esodo con il punto di “non ritorno” potrebbe essere sempre più vicino. Del resto, i dati della Società Italiana di Emergenza Urgenza non fanno presagire nulla di buono: in tutta Italia, negli ultimi 12 mesi, hanno abbandonato i Pronto Soccorso 1.033 medici, di cui il 70% dimessi, pensionati, passati a medicina generale o al privato, e il 30% trasferiti ad altro reparto ospedaliero. Con un bilancio tra fuoriusciti e nuovi ingressi negativo per il 45%, che fa totalizzare una carenza di medici del settore pari al 40% del fabbisogno nazionale”.

E’ quanto hanno scritto il segretario generale FP CGIL Salerno Antonio Capezzuto e il coordinatore FP CGIL Salerno Medici Massimiliano Voza.

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